A piccoli passi verso una riapertura responsabile,
Vi sottoponiamo una interessante articolo apparso sul la Verità del 17/04/2021
In merito all'importanza del "ricambio dell'aria negli ambienti chiusi" per minimizzare il rischio di contagio da SARS COV2 durante la fase di riapertura dopo i lockdown del COVID 19
Il testo ......... ( la cui riproduzione è riservata e vi invitiamo a leggerlo dal sito della testata giornalistica) cita una intervista (che vi proponemmo a suo tempo sulle ns pagine social) rilasciata all' Huffington Post dal Prof. Giorgio Bonanno docente ordinario di Fisica Tecnica all' università di Cassino, che abbiamo avuto il piacere di leggere e citare nel numero di Aprile 2020 dell'AICARR JOURNAL “La Trasmissione del Virus come Particella Aerodispersa: i Rischi negli Ambienti Indoor”?Giorgio Buonanno, Università degli Studi di Cassino
Menzionato per altro nel lavoro AICAR "CLIMATIZZAZIONE E ARIA DI RINNOVO AI TEMPI DEL COVID" che vi invitiamo nuovamente a leggere e diffondere.
Il professore, è uno dei 239 scienziati firmatari della lettera all'OMS nella quale si richiede all'organizzazione mondiale della sanità di rivedere le proprie posizioni in merito alla possibilità di diffusione del virus attraverso il cosidetto "airborne" ovvero le particelle di aerosol che vengono emesse da persone contagiate che resta persistente negli ambienti chiusi, che non dispongono di un impianto di ventilazione meccenica controllata o di rinnovo d'aria.
Superata la "800esca" visione della trasmissione per superficie.
Definita scientificamente la bassisima probabilità di contrarre il virus all'aria aperta è oramia appurato che i contagi avvengono quasi esclusivamente in ambienti chiusi.
Pertanto alla fine dei lockdown , indica testualmente Buonanno “Per rientrare nelle scuole, negli uffici, nei ristoranti o nei teatri è necessaria la gestione del rischio, con dinamiche che sono anche ingegneristiche, non solo mediche”
In questa fase della pandemia, con l'imminente prospettiva della riapertura dei locali pubblici ,non si può prescindere dalla "gestione del rischio" e si rende, pertanto indispinsabile una legislazione o comunque un approccio al problema di tipo tecnico da parte di quegli esperti che conoscono il comportamento dell'aerosol negli ambienti trattati.